Una strategia dell'UE a tutela dei suoli
Il suolo è una risorsa non facilmente rinnovabile e occorrono più di duemila anni per formare solo 10 cm di terreno fertile. La Commissione Europea, con un apposito documento strategico, intende dare al suolo lo stesso livello di protezione di cui godono l'atmosfera, l'acqua e l'ambiente marino. Questa strategia, che sarà parte integrante dell’attuazione del Green Deal europeo, riconosce che i suoli sani concorrono a centrare alcuni obiettivi EU in materia di clima, biodiversità ed economia. Per questa grande sfida occorrono accordi di governance inclusivi e ampi a livello nazionale, unionale e mondiale
Quando si pensa all’impatto delle attività antropiche sugli ecosistemi del nostro Pianeta, l’immaginario collettivo fa riferimento immediato ad alcune dinamiche ben note. In primis viene l’inquinamento dell’aria dovuto alle emissioni climalteranti, polveri sottili, gas tossici e di varia origine e natura. Poi si passa alle acque marine e interne flagellate da sversamenti industriali, percolamenti di discariche, eutrofizzazione da fertilizzanti, dispersione di plastiche, ecc. Infine viene la terra ferma, luogo che patisce per la cementificazione, la deforestazione, scempi del paesaggio e via discorrendo. Invece, come afferma la Commissione Europea, “Troppo pochi sanno che il nostro futuro dipende dallo strato sottile che si estende sotto i nostri piedi”. Infatti è pericolosamente sottovalutata l’importanza dei suoli che senza scrupoli vengono ovunque depauperati e irreversibilmente compromessi, quando è scientificamente assodato che occorrono migliaia di anni per produrne solo pochi centimetri.
Per riconoscere il giusto ruolo alle vitali funzioni del suolo nel regolare gli equilbri della Terra, la Commissione Eu ha recentemente approvato (17 novembre 2021) un’apposita Strategia per il 2030 dal titolo “Suoli sani a vantaggio delle persone, degli alimenti, della natura e del clima”; un testo breve e di facile comprensione, che in appena 27 pagine spiega come e perché occorre operare.
L’obiettivo principale è far sì che, entro il 2050, tutti gli Stati membri della Comunità Europea si attrezzino per eliminare il consumo di suolo (zero net land take) e ne migliorino le condizioni attraverso azioni concrete, da attuare in gran parte già entro il 2030.
In primo luogo occorre ricordare che nei diversi orizzonti dei suoli – il cui spessore varia da pochi centimetri fino a diversi metri – si trova oltre il 25% della biodiversità totale del Pianeta. Tale aspetto costituisce la base delle catene alimentari che da sempre servono a sfamare, in modo diretto e indiretto, l’intera umanità. Quest’ultima, tra l’altro, non solo ha un trend di crescita costante – si prevede che nel 2050 la popolazione mondiale conterà circa 10 miliardi di persone – ma aspira anche ad una più equa distribuzione di cibo e acqua in termini di qualità e quantità.
Altro aspetto importante è dato dal fatto che i suoli – grazie a quelli in buono stato – costituiscono il più grande deposito di carbonio del pianeta. Per questo tutelarne la conservazione è senz’altro uno strumento di fondamentale importanza nella sfida ciclopica da intraprendere per la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici. Risale al 2000 uno studio condotto dall’ISNP (Istituto Sperimentale per la Nutrizione delle Piante) secondo cui in Italia, un aumento pari allo 0,14% del contenuto di carbonio organico nei suoli agrari, equivale ad un assorbimento di oltre 400 mila Gg di CO2, quantità dello stesso ordine di grandezza delle emissioni complessive annue di anidride carbonica del nostro Paese. Fino ad oggi, nonostante già dai tempi della Convenzione di Kyoto (1997) si riconosca all’agricoltura un ruolo attivo nei processi connessi al riscaldamento globale, tra le due opzioni possibili, riduzione delle emissioni e aumento del sequestro di carbonio nel comparto terrestre, è nettamente prevalsa la prima. L’approccio “carbon sink” – sempre considerato di grande importanza nelle Conferenze delle Parti – è stato praticamente limitato alla gestione delle risorse forestali (forestazione, riforestazione e deforestazione). Finalmente con questa Strategia, che sarà parte integrante dell’attuazione del Green Deal europeo, si riconosce che i suoli sani concorrono a lungo termine ad alcuni degli obiettivi EU in materia di clima, biodiversità e anche di economia. Su questo fronte il tempo stringe visto che oggi in tutta l’Europa i suoli sono esposti a fenomeni preoccupanti di costante degrado. Questi, stando alle stime, interessano tra il 60% e il 70% dei terreni che risultano afflitti da erosione, compattazione, riduzione di materia organica, inquinamento, perdita di biodiversità, salinizzazione e impermeabilizzazione. Per quanto riguarda il nostro Paese, il 21,3% del territorio è stato considerato potenzialmente a rischio desertificazione, e il 41% di queste aree è rappresentato dalle regioni del centro e del sud. Il 4,3% del territorio italiano è già sterile, mentre il 4,7% ha già subito fenomeni di desertificazione.
Come al solito tutto questo è riconducibile al protrarsi di pratiche non sostenibili legate prevalentemente ad un eccessivo sfruttamento delle risorse del territorio. Per esempio, sempre in Europa, l'erosione porta via circa un miliardo di tonnellate di suolo ogni anno, con una perdita netta di terreno che tra il 2012 e il 2018 è stata superiore a 400 km2.
Tra le tante misure da adottare per contrastare gli impatti di tali fenomeni, sicuramente uno strumento utile è quello di un ricorso sempre più esteso a forme di impiego della meccanizzazione moderna. Sappiamo che l’integrazione dell’agricoltura di precisione, basata sull’utilizzo di tecnologie all’avanguardia, con forme di agricoltura conservativa danno delle elevate performances di produttività, riduzione degli inputs e conservazione della fertilità dei suoli. Purtroppo questo aspetto – certamente incluso nell’ampia categoria delle AKIS (Agricultural Knowledge and Innovation System) – non viene espresso in modo chiaro ed esplicito nella strategia in oggetto.
Per inquadrare il problema dal punto di vista economico, si stima che il costo associato alla degradazione del suolo in EU possa superare i 50 miliardi di euro all’anno. Mentre per i servizi ecosistemici associati a terre coltivate e pascoli, sono quantificabili in 76 miliardi di euro annui: di cui meno di un terzo è generato dalla produzione agricola.
Quindi, investire nella tutela dei suoli è un'azione vantaggiosa anche economicamente, poiché su di essi si possono sostenere molti settori dell'economia, mentre il loro degrado costa all'UE decine di miliardi di euro ogni anno.
Per esempio, secondo il VII Rapporto sulla Bioeconomia in Europa, realizzato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec-Federchimica, la bioeconomia in Italia ha un valore della produzione di 317 miliardi di euro (il 10,2% del totale) e dà lavoro a oltre 2 milioni di persone. Perdipiù, nel corso della pandemia, la bioeconomia ha dimostrato di essere un settore particolarmente resiliente.
Per questi motivi, la possibilità di capitalizzare correttamente il valore del suolo deve essere considerata nell’ottica di rendere più visibile la stretta relazione, se non dipendenza, da questa risorsa naturale. A tal fine occorre stimolare la massima attenzione di governi, parlamenti, autorità pubbliche di ogni livello, oltre che di operatori economici, utilizzatori di suoli, comunità locali e cittadini.
Inoltre, la strategia non trascura il nesso evidente tra le pratiche di gestione rispettose della salute del suolo e una maggiore biodiversità, un connubio che, a parità di rendimenti colturali, riduce sensibilmente la necessità di input esterni (es. pesticidi e fertilizzanti). Contrastare con fermezza il trend di degrado dei suoli registrato su scala globale potrebbe generare fino a 1.200 miliardi di euro annui di benefici economici associabili alle esternalità positive generate. Al contrario, appare evidente che il costo del non agire rispetto a questo fenomeno – in Europa sei volte del costo degli interventi necessari – va a generare rischi ben più gravi di quelli meramente economici mettendo a rischio la sicurezza alimentare e il valore nutrizionale dei prodotti.
In conclusione, nell’ottica di attivare misure concrete per proteggere, ripristinare e utilizzare i suoli in modo sostenibile, la strategia si lega ad altre politiche dell'UE scaturite dal Green Deal europeo, con l’ambizione di costituire un modello replicabile a livello internazionale.
Alcune azioni da realizzare a breve:
• ‑Presentare entro il 2023 una legge europea per la tutela della salute del suolo, che recepisca tutti i contenuti della Strategia;
• ‑Promuovere attraverso la PAC buone pratiche di gestione dei suoli europei;
• ‑Favorire l’accumulo di carbonio organico nei suoli anche attraverso azioni legislative;
• ‑Istituire un "passaporto per la terra scavata” per il riutilizzo in un’economia circolare nel suolo;
• ‑Attivare misure specifiche per il ripristino di suoli degradati e la bonifica di siti contaminati;
• ‑Sviluppare metodologie con cui valutare e scongiurare il degrado del suolo per prevenire la desertificazione;
• ‑Potenziare le attività di ricerca sui suoli (raccolta di dati e monitoraggio);
• ‑Destinare risorse finanziarie per formare, nella società civile, la consapevolezza dell’importanza del suolo come risorsa.