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Reportage

Un esercito di giovani guarda all'agricoltura

Si è svolta nell'ambito dell'EIMA l'assemblea nazionale dell'AGIA, l'associazione dei giovani imprenditori agricoli. Sono oltre 50 mila le aziende italiane gestite da giovani. Fondamentale l'alternanza scuola-lavoro per avvicinare all'agricoltura le nuove generazioni. Il ritratto dell'agricoltore italiano 4.0, in un'indagine Nomisma/L'Informatore Agrario

a cura della Redazione
dicembre 2018 | Back

 

Negli ultimi quattro anni le aziende gestite da giovani agricoltori sono aumentate del 12%, arrivando all’attuale numero di oltre 50 mila. Si tratta di aziende efficienti dal punto di vista economico, più redditive rispetto alle analoghe aziende europee (73 mila euro il fatturato medio delle aziende giovanili italiane rispetto ai 45 mila delle analoghe aziende dell’area comunitaria). I dati – diffusi nel corso dell’assemblea dei giovani imprenditori agricoli AGIA (CIA), svoltasi il 7 novembre a Bologna nell’ambito dell’EIMA – parlano di un fenomeno interessante, che può essere ulteriormente spinto grazie all’alternanza scuola-lavoro. Per fare impresa agricola – si è detto nel corso dell’assemblea, che ha visto in apertura gli interventi del presidente di FederUnacoma Alessandro Malavolti e del presidente di AGIA Fabio Girometta – c’è bisogno di un sistema integrato che parta dalla scuola e arrivi sui campi. Dinnanzi ad un pubblico di oltre mille fra giovani agricoltori e studenti che aspirano a lavorare come imprenditori e come tecnici in agricoltura, è stato evidenziato come, sia pure con inevitabili adeguamenti, l’alternanza scuola-lavoro (che con la nuova legge di bilancio si trasformerà in “Percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento”), costituisca uno strumento prezioso per portare gli studenti a contatto diretto con il mondo produttivo. Sono oltre 130 mila le imprese che nell’anno scolastico 2016-2017 hanno aderito a progetti di alternanza.

 

I “millennial” dominano la scena italiana dell’agricoltura 4.0

A livello mondiale i sistemi digitali per l’agricoltura valgono 3,5 miliardi, cifra che si riduce notevolmente in Europa (700 milioni) e in Italia (100 milioni), dove la superficie agricola “digitalizzata” rappresenta solo l’1% del totale. Eppure sta avanzando una schiera di nuovi imprenditori che vedono nell’agricoltura 4.0 la risposta ai cambiamenti climatici e all’aumento della popolazione: appartenenti alla generazione dei “millennial” sono capaci di rivoluzionare il settore, soprattutto nelle regioni del Nord del Paese, per ridurre il gap che ancora separa l’Italia dall’Europa Settentrionale. Questa nuova leva di imprenditori è infatti costituita da giovani, in prevalenza uomini, con una laurea o un diploma in tasca, quasi sempre alla guida di aziende di grandi dimensioni a cui fanno capo superficie agricole superiori ai 50 ettari. Il ritratto dell’agricoltore italiano 4.0 è stato tratteggiato da una ricerca condotta da Nomisma e promossa dell’Informatore Agrario in collaborazione con FederUnacoma, presentata al convegno “Agricoltura 4.0. L’approccio delle imprese agricole italiane”, nell’ambito di EIMA. L’indagine ha coinvolto circa mille agricoltori, attraverso un questionario, partendo da uno scenario nazionale che conta 1,1 milioni di aziende agricole, il 60% delle quali di piccole dimensioni, e che deve anche fare i conti con il “digital divide”: nelle aree rurali non più del 77% della popolazione ha infatti accesso a Internet. Condizioni non favorevoli che però non incidono sulla propensione all’innovazione, considerata fondamentale per la sopravvivenza dell’impresa dal 72% degli intervistati. La grande maggioranza degli imprenditori coinvolti nella ricerca è proprietaria dei trattori che utilizza, acquistati nei tre quarti dei casi con capitale proprio. Il 18% degli agricoltori usa trattrici a guida assistita o semiautomatica. Il 22%, infine, se avesse a disposizione 10 mila euro da investire li userebbe per aumentare la dotazione tecnologica della propria azienda. 

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