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Mercati

Nuovi mercati per la meccanica agricola: la "scoperta" del Perù

A differenza di altri Paesi del Sudamerica, che scontano ancora squilibri economici e variabili politiche che generano incertezze, il Perù presenta un sistema stabilizzato e una crescita economica costante. La produzione agricola è consistente e in buona misura orientata verso i mercati esteri e la domanda di meccanizzazione risulta potenzialmente molto elevata

di Alessio Nanni
maggio - giugno 2016 | Back

Mentre il Brasile è colpito dalla profonda crisi di governo che ha spaccato il Paese in due fazioni e il Venezuela vive uno dei momenti più difficili della sua storia, il Perù del nuovo millennio sembra resistere all’ondata di crisi che ha scosso il mondo globalizzato. Già in passato l’economia del Sudamerica è stata attraversata da profonde turbolenze interne causate in gran parte dall’ascesa di governi militari negli anni Ottanta e da profonde crisi del debito negli anni Novanta che ne hanno ostacolato pesantemente la crescita. Tuttavia, l’inizio del XXI secolo ha costituito per il Sudamerica una fase di rinascita. Un secolo che ha portato con sé profondi cambiamenti come il consolidamento di governi democratici e l’adozione di nuove politiche di apertura economica, sebbene questi non siano avvenuti ovunque contemporaneamente né siano stati tutti caratterizzati, come si accennava, da una stabile longevità. Il caso del Perù è un chiaro esempio di modello di crescita sostenuto nel tempo. Questo Paese è emerso come una delle economie con maggiore e costante crescita del subcontinente e attualmente registra un andamento prossimo al suo potenziale, con un PIL che è quasi raddoppiato dal 2002, e che segna un incremento percentuale medio del 6% annuo negli ultimi dieci anni. Secondo la relazione presentata dal FMI, l’economia peruviana si presenta come la più dinamica della regione, con una stima di crescita intorno al 3,5% per il 2016 e intorno al  4% per il 2017. Nonostante la profonda crisi finanziaria che ha colpito l’economia globale, il Perù è riuscito, quindi, a mantenere tassi di crescita positivi, presentandosi meno vulnerabile alle dinamiche del contesto economico esterno. Fondamentali sono stati il pragmatismo e le prudenti politiche macroeconomiche adottate dal governo in carica e dalla Banca Centrale peruviana. I punti di forza dell’economia derivano non soltanto dalle abbondanti quantità di risorse naturali e metalli preziosi (oro e rame), ma anche dalla solida posizione fiscale, dal resistente sistema finanziario e dall’affermazione di affidabili istituzioni monetarie che sono stati fondamentali nel consolidamento della crescita. Nello specifico, il Paese presenta un basso tasso di inflazione, una valuta che si mantiene forte e stabile e riserve valutarie in aumento, che hanno generato un clima economico favorevole. Una svolta in questo senso è data dai livelli di “rischio-paese” in diminuzione che stanno rendendo il Perù un “magnete” per gli investimenti esteri. Sebbene la situazione economica del Paese e le prospettive future siano molto positive, alcuni rischi rimangono. Nel breve termine, infatti, l’economia peruviana appare ancora vulnerabile all’andamento del contesto esterno: una forte decelerazione della crescita cinese (la Cina è il principale partner commerciale del Paese), nonché una caduta della domanda estera e la conseguente riduzione dei prezzi delle materie prime, potrebbero causare un rallentamento economico nel medio termine. In questo senso, la diversificazione dei mercati per le esportazioni e l’elevato numero di accordi di cooperazione economica e di libero scambio, firmati con partner commerciali di cruciale importanza come gli Stati Uniti, la Cina e recentemente l’UE, risultano fondamentali. Inoltre, l’avvio di un percorso di crescita basato su settori meno fragili, il puntare sulla industrializzazione del paese e garantire la diversificazione economica potrebbero ridurre i rischi derivanti dalle variazioni del sistema economico internazionale. In tal senso le previsioni ipotizzano forti progressi dei comparti agroindustriale, della pesca e minerario (per la riattivazione delle miniere, e per l’entrata in produzione di altre) e sebbene il 2016 sia un anno elettorale, sono in portafoglio grandi progetti di investimenti (metro di Lima – linea 3 e linea 4 –, gasdotto sud, aeroporto Chincheros). Proprio il primo comparto, quello agro-industriale, sembra essere uno dei motori portanti dell’economia peruviana: nel 2015 l’agro-allevamento ha registrato una crescita del 2,2% e le previsioni per il 2016 sono positive, potendosi stimare un tasso di sviluppo del 2,6% a conferma del trend manifestatosi negli ultimi cinque anni. Secondo il Ministero dell’Agricoltura, il 30% del territorio nazionale è destinato ad agricoltura e allevamento, con una superficie totale di 38 milioni 742 mila ettari (i prodotti che occupano le maggiori superfici sono caffè, patata, mais, banano e riso). La componente agroindustriale dell’economia peruviana si struttura su due tipi di offerte: da un lato, la produzione, ormai consolidata da tempo, di caffè, canna da zucchero, cotone, mais, patate, riso e banane; dall’altro la più moderna, più varia ed industrializzata attività che riguarda i processi di coltivazione, raccolta, conservazione e trasformazione del prodotto.

Caffè, cacao, riso, canna da zucchero, mais e cotone costituiscono la produzione “standard” di aziende agricole di grandi dimensioni, che stanno alla base di una produzione integrata che vede l’impresa operare a partire dalla fase iniziale (semina e coltivazione, allevamento) fino a giungere a quella finale di raccolta, lavorazione, commercializzazione. Attualmente, dopo le riforme attuate dai precedenti Governi, si sta diffondendo su tutto il territorio la piccola e media impresa, con una struttura finanziaria che appare ancora debole per mancanza di capitale e mezzi finanziari nonché di moderni strumenti e macchinari necessari per assicurarsi un “decollo” rapido e adeguato alle richieste del mercato interno ed internazionale. Lo sviluppo registrato dal settore ha avuto anche un forte effetto trainante sulle importazioni di macchine ed attrezzature agricole. Nel 2015, malgrado tutte le problematiche e i rischi naturali, il Perù ha registrato oltre 5,04 miliardi di dollari come esportazione di prodotti agricoli, mentre ha importato 454 milioni di dollari per macchine, di cui il 69% corrisponde a trattori (in questa voce è fortissima la componente destinata al settore trasporti e minerario), il 7% ad attrezzature e sistemi di irrigazione, il 6% a macchine ed attrezzature per preparare mangimi, il 6% ad attrezzature per tagliare, pulire, classificare, raccogliere, trebbiare, etc. Da parte italiana, nel 2015 la seconda voce principale è costituita da trattori per uso agricolo. I dati del settore rispecchiano la sostanziale e duratura complementarietà di Italia (tra i maggiori paesi al mondo produttori ed esportatori di beni industriali, macchinari e know-how) e Perù (produttore di materie prime e interessato all’acquisto di macchinari, beni capitale e know-how). Per quanto riguarda la struttura della rappresentanza e degli interlocutori che gravitano nel comparto agro-industriale, la maggior parte delle imprese agricole presenta staff tecnici continuamente aggiornati e in grado di individuare e proporre direttamente i macchinari e gli impianti che ritengono necessari per lo sviluppo e l’ammodernamento della produzione. Rimangono di primaria importanza le figure del rappresentante, dell’importatore e del distributore sia per la possibilità di operare presso gli uffici tecnici delle grandi imprese sia per agire presso i complessi produttivi minori suggerendo soluzioni e proponendo acquisti di specifici macchinari.

Il governo  peruviano appare estremamente cosciente delle potenzialità di un settore come quello agro-industriale, che presenta ampi margini di miglioramento e profitto; per questa ragione il ventaglio dei programmi a sostegno del comparto è quanto mai ricco e variegato: da Comprando per il Progresso, che garantisce all’impresa acquisti da parte dello Stato, in modo da sviluppare tutta la filiera agricola produttiva del Paese favorendo la crescita economica e sociale delle aziende meno capitalizzate e di minore estensione, alle iniziative dell’Ente Sierra Exportadora che ha avuto già alcuni positivi risultati assistendo piccole e medie imprese situate nella Sierra nella coltivazione di prodotti principalmente destinati all’esportazione. Il nuovo progetto bene si integra con le già esistenti realtà micro-imprenditoriali, favorendo un aumento dell’offerta locale e la forte domanda di sviluppo economico sociale provenienti da queste Comunità. Attore principale il Ministero dell’Agricoltura, che ha strutturato un piano per un ammontare di spesa di 180 milioni di dollari (nel quadriennio 2014/18) destinato a finanziamenti per acquisti di macchinari, attrezzature per laboratori, corsi tecnici per agricoltori. è in queste opportunità che si intravedono margini crescenti di posizionamento per la produzione della meccanizzazione agricola italiana ed è per queste ragioni che la realtà peruviana necessita di un progressivo monitoraggio, come anticamera di azioni mirate di promozione del Made in Italy, volte a cogliere le variegate possibilità che il Paese ha da offrire intavolando un confronto costante tra domanda peruviana e offerta italiana.

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