Nuovi coffee harvester dalla collaborazione IED, CNH e Lavazza
Dal 16 gennaio al 13 febbraio scorsi si è tenuta a Torino, nell’atrio della Nuvola Lavazza, una mostra con i rendering di advanced design realizzati da studenti dello IED di Torino sulla raccolta semi-industriale del caffè, nell’ambito di una collaborazione fra Lavazza Group e CNH Industrial.
Diciotto studenti del Master in Transportation Design, provenienti da 7 paesi, divisi in 6 gruppi di lavoro guidati da David Wilkie e Guido Bianco di CNH Industrial Design e di Florian Seidl Design Manager Lavazza Group, hanno analizzato le varie fasi di lavorazione nella coltivazione del caffè in terreni di piccole dimensioni contrassegnati da altitudine e particolare pendenza, per valutare le possibilità di una raccolta meccanizzata.
Un’operazione che non è stata solo un esercizio di stile su macchinari esistenti ma una ricerca che ha portato a nuovi layout e soluzioni tecniche innovative, anche in tema di propulsore e materiali a impatto ambientale contenuto. Sei le proposte realizzate, per altrettanti rendering in esposizione, basate sulla destrutturazione di macchinari tecnici di grandi dimensioni adattati a piantagioni minori, fra le quali è stato scelto come vincitore il progetto Tazzina, di Siddhant Sanjeev Aggarwal, Yung-Chun Hsu e Antonio Mazza. Si tratta di una macchina per la raccolta dei frutti del caffè a forma di tazzina, piccola e compatta che può facilmente spostarsi fra le piante, con una seduta nella parte superiore che consente di raggiungere i rami più alti. Grazie a uno strumento portatile dotato di vibrazione, le bacche cadono direttamente in un contenitore incorporato – estraibile e trasportabile anche con droni – dove avviene la selezione fra bacche rosse da avviare alla trasformazione, e bacche verdi da riciclare come compost.
Per Michele Albera, Coordinatore dell’Area Transportation Design IED Torino, con questa iniziativa «realtà consolidate come CNH Industrial e Lavazza, hanno avuto la possibilità di incontrarsi, in un reciproco scambio di conoscenze e necessità, in un ambiente creativo come IED, e avere una libera apertura di pensiero per abbracciare la ricerca tecnico-stilistica e formale di nuovi oggetti che guardano al domani, senza dimenticare le origini e la tradizione».