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Mercosur, le opportunità commerciali per le aziende italiane

A conclusione di un negoziato durato ben 25 anni, la Commissione europea e i Paesi aderenti al Mercosur hanno firmato l’accordo per la creazione di una delle più vaste aree di libero scambio. L’accordo prevede tra l’altro la riduzione dei dazi per 4 miliardi e delle barriere non tariffarie

di Patrizio Patriarca
gennaio-febbraio 2025 | Back

Lo scorso 6 dicembre la Commissione europea ha finalizzato il negoziato politico per un accordo di libero scambio con i Paesi del Mercosur: Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. L’accordo diventerà vincolante per le parti solo a conclusione dei rispettivi processi legali interni; per l’entrata in vigore, in sostanza sarà necessaria la ratifica dei diversi Stati. L’obiettivo dichiarato è di creare una delle zone di libero scambio più estese al mondo, con un mercato globale di circa 750 milioni di consumatori. La Commissione europea stima che la riduzione dei dazi per le imprese della UE sia quantificabile in circa 4 miliardi di euro. L’accordo pone al centro dell’attenzione sia la sostenibilità, con richiamo all’Accordo di Parigi per il clima, che la transizione digitale e green dei Paesi del Mercosur, su cui verranno indirizzate risorse per euro 1,8 mld (dall’iniziativa Global Gateway). Dopo 25 anni di negoziati, l’accordo si pone l’obiettivo di incrementare in modo significativo gli scam­bi fra UE e Mercosur che allo stato attuale valgono solo il 2% del commercio extra-UE, e meno dell’1% se si include l’interscambio tra i Paesi europei. Se facciamo una comparazione su dati 2023 – elaborati dall’ ISPI a novembre 2024 – possiamo facilmente constatare le ben più significative quote di commercio estero UE verso le altre macro aree mondiali: 16,8% con gli USA, 10,1% con i Paesi EFTA, 6,5% verso la Svizzera, 5% con i Paesi Asean del Sud Est Asiatico ed il 2,2% con l’India. Nonostante le perplessità, anche forti, di alcuni settori – quello agricolo in particolare – in alcuni Paesi UE (Francia, Polonia, ma anche in Italia esistono voci critiche) è plausibile che l’accelerazione voluta dalla Commissione sia collegata al nuovo contesto internazionale che vede – con la globalizzazione ormai messa all’angolo – la necessità di ampliare l’orizzonte mercantile della UE rispetto alle sempre più difficili relazioni commerciali, sebbene per diverse motivazioni, con Usa, Cina e Russia. L’America Latina (LatAm) inoltre si caratterizza per il fenomeno del cosiddetto nearshoring o per il più recente “friendshoring,” (secondo la definizione della Banca Mondiale “the practice of bringing offshore operations to close or friendly countries”) che, inizialmente focalizzato sulle attività produttive messicane destinate al mercato USA, si sta diffondendo anche nei Paesi del Mercosur. Molte imprese globali, comprese le cosiddette multinazionali tascabili italiane (aziende fortemente radicate sul territorio, con elevata specializzazione e propensione all’export, e con presenza sui mercati internazionali, ma di dimensioni economiche decisamente inferiori alle multinazionali globali, da qui l’appellativo di “tascabili” ndr), stanno scegliendo quindi di localizzarsi nella regione LatAm per rifornire in modo diretto e dal punto di vista logistico più competitivo i loro clienti globali.

I numeri dell’Italia (dati Commissione europea 12 2024). A valle della sottoscrizione dell’Accordo, la Commissione europea attraverso i suoi siti ha fornito dati sul peso per le imprese UE del mercato Mercosur. Il sito della Rappresentanza in Italia della Commissione europea ha pubblicato una scheda informativa sull’Accordo, che riassumiamo nei suoi dati essenziali. Sono 8.000 le imprese italiane che esportano verso il Mercosur e che occupano un numero di dipendenti di poco inferiore al milione. La loro attività determina per l’Italia un avanzo commerciale di 1,2 mld. Il saldo deriva dal nostro export per 7,2 mld e dalle importazioni italiane dal Mercosur per 6 mld (dati 2023). L’accordo eliminerà progressivamente i dazi sul 91% dei prodotti, toccando di fatto tutte le componenti delle nostre vendite sui mercati esteri. L’effetto sui volumi dell’export italiano sarà molto significativo alla luce degli attuali livelli tariffari. Per i macchinari, le apparecchiature elettriche ed i mezzi di trasporto l’attuale livello dei dazi applicati oscilla fra il 15% ed il 35%. Ricordiamo che questa categoria di prodotti ha attualmente un peso di 3,6 mld di euro in termini di nostre vendite verso il Mercosur. Per i prodotti agroalimentari la nostra quota di export verso l’Area è invece del 5% appena, conseguenza di dazi all’import che vanno dal 27 al 55 %.

Numeri ed outlook del Mercosur. Proviamo ora a dare uno sguardo alle economie del Mercosur affidandoci alle valutazioni prospettiche – i cosiddetti outlook – di primari organismi internazionali e centri di ricerca. La linea comune a queste previsioni è cercare di analizzare i possibili effetti dei provvedimenti della nuova Amministrazione USA in tema di politiche commerciali verso gli altri Paesi del continente americano. L’autorevole “The Economist Intelligence Unit” (EIU) prevede che la politica commerciale e tariffaria della nuova amministrazione USA possa colpire non solo il Messico e il Canada ma anche altri Stati LatAm che abbiano importanti flussi migratori verso gli Stati Uniti e comunque quelli con maggiore dipendenza dagli USA per importanza delle loro esportazioni. I dati elaborati da EIU riportano le seguenti quote di export verso gli USA per i principali Paesi Mercosur: Argentina 8%, Brasile 11%, Uruguay 8%. Per Argentina e Brasile gli USA sono il 2° mercato per le esportazioni, nel caso dell’Uruguay il terzo. Sarà quindi opportuno – per le nostre imprese – seguire da vicino in particolare l’evoluzione delle relazioni commerciali e delle politiche tariffarie degli USA verso i due principali mercati latino-americani, e con l’insieme del Mercosur.

Anche la Banca Mondiale nel suo Outlook di fine 2024 delinea le prospettive per il 2025 delle economie LatAm. In generale i Paesi dell’area mostrano di avere efficacemente contrastato il tradizionale nemico costituito dall’inflazione e di avere ormai superato anche gli effetti economici negativi dovuti alla pandemia. Le autorità monetarie sono state in grado di gestire le sfide di questi ultimi anni sostanzialmente tanto quanto le autorità monetarie dei paesi economicamente più avanzati. Il contesto attuale vede per l’America Latina un elemento positivo nel calo dei tassi d’interesse che riguarda sia gli Usa che i Paesi della regione, e che si ritiene prosegua nel 2025. Si intravedono quindi prospettive concrete per una crescita dell’economia della regione, più sostenuta rispetto al passato

Sempre la World Bank ci ricorda che la crescita stimata delle economie LatAM nel 2024 è dell’1,9%, la più bassa fra le Aree Mercato Globali. Per il 2025 le stime di WB sono più ottimistiche valutando possibile un incremento del PIL dell’area del 2,6%; questo darebbe slancio agli investimenti produttivi e consentirebbe di gestire meglio l’annoso tema fiscale che è un serio elemento di preoccupazione per molte economie della regione. La Banca Mondiale fornisce anche stime sui singoli mercati. Per i principali Paesi del Mercosur, Argentina e Brasile, si prevede rispettivamente una crescita economica nel 2025 del 5% e del 2,2%, mentre nel 2026 del 4,7% per l’Argentina e del 2,3% per il Brasile. Le stime di chiusura 2024 sono invece – sempre dalla stessa fonte – negative del -3,5% per l’Argentina ed in crescita del 2,8% per il Brasile. Sugli effetti delle possibili politiche commerciali verso la regione LatAm e Paesi Mercosur della nuova amministrazione Trump anche l’IIF – Insitute of International Finance di Washington – ha pubblicato dei report dai quali emerge come sia il Brasile il Paese che presenta il profilo macroeconomico che risulterebbe il più “schermato” di altri dagli effetti di eventuali politiche protezionistiche degli USA. In sintesi, le analisi di questi autorevoli organismi internazionali indicano – utilizzando un termine della diplomazia piuttosto che dell’economia – un cauto ottimismo sulle prospettive economiche per il 2025 dell’America Latina, di cui fanno parte in modo significativo i Paesi aderenti ed associati al Mercosur.

Opportunità per le imprese dell’agroindustria. Il successo dell’Accordo UE Mercosur, che evidentemente dovrà ricevere la ratifica non scontata da parte degli Stati membri, apre alle imprese italiane ed a quelle del settore agroindustriale – cui Mondo Macchina si rivolge – ampie opportunità di avviare o incrementare le proprie relazioni commerciali con l’America Latina. L’effetto più evidente è che l’implementazione dell’Area di Libero scambio, con la progressiva riduzione dei dazi tariffari all’import, determina per l’importatore un costo finale inferiore del nostro prodotto (macchinario o servizio), ed in misura proporzionale una riduzione dei costi finanziari associati: commissioni di pagamento, oneri da finanziamenti all’import (ed eventualmente degli anticipi export per le società italiane). Ma la vera sfida in grado di aumentare le opportunità di export italiano verso il Mercosur riguarda le barriere non tariffarie. Infatti, a parte l’azione sulle tariffe doganali, ci si aspetta molto dagli interventi in tema di accesso al mercato del Mercosur previsti dall’Accordo: miglioramento dell’accesso sia per i prodotti che per i servizi, semplificazione delle procedure doganali, migliori possibilità di partecipazione delle imprese UE agli appalti pubblici e servizi dedicati alle PMI esportatrici da entrambi i lati dell’oceano (con accesso facilitato alle informazioni e servizi on line). In effetti ciò che segnalano le aziende operanti sul mercato Latino Americano è la presenza di barriere, doganali e non, di vario genere, relative – ad esempio – a etichettature, controlli sanitari, certificazioni di qualità, complessità della normativa fiscale (sia per l’export che per la costituzione di società/filiali in loco). A rendere ulteriormente complessa la materia, è la forma federale dei due principali Paesi del Mercosur: Argentina e Brasile. In questo caso quindi occorre confrontarsi anche con le normative e procedure proprie dei singoli stati/province federali. Finora la sfida per le aziende italiane è stata così anche quella di organizzarsi al proprio interno per avere competenze adeguate proprio in termini di procedure all’esportazione, oltre a tutte le considerazioni relative agli oneri amministrativi aggiuntivi rispetto ad altre aree mercato. Tematiche simili riguardano evidentemente – con maggiore grado di complessità – anche l’impresa che intendesse aprire in questi Paesi una società di diritto locale oppure una filiale. La terza tipologia di opportunità che apre l’accordo riguarda l’impegno che le parti devono assumere sotto il profilo dell’adeguamento dei prodotti. L’Accordo, infatti, prevede specifici impegni sulla sostenibilità delle produzioni, sulla transizione digitale, e sulla tutela degli standard qualitativi previsti dalla UE (in particolare in materia di sicurezza alimentare) a garanzia dei consumatori. Su questo ultimo aspetto, come abbiamo ricordato all’inizio, sono allocate risorse comunitarie nell’ambito dell’iniziativa Global Gateway ma potrebbero rendersi disponibili anche quelle di organismi finanziari internazionali come la Inter-American Development Bank (IDB) di recente promotrice e finanziatrice del progetto Mercosur Digital Citizen, che verrà avviato inizialmente in Argentina e Brasile. L'adeguamento nei Paesi Mercosur degli standard produttivi e la digitalizzazione ci sembra possano offrire concrete opportunità alle nostre imprese agroindustriali, della filiera alimentare ed a quelle dei servizi tecnologici per l’agricoltura. 

Infine, il successo dell’Accordo dipenderà anche dalla sua applicazione – oltre che dagli Stati membri – anche dai Paesi cosiddetti “associati” al Mercosur: Cile, Colombia, Equador, Guyana, Perù, Suriname. L’associazione della Bolivia è in perfezionamento. Il Venezuela, invece, che è stato membro del Mercosur, risulta attualmente sospeso dalla partecipazione in base al Protocol of Ushuaia on democratic commitment

Strumenti finanziari per il commercio internazionale e gli investimenti diretti. Anche in questa circostanza vogliamo concludere il contributo segnalando le caratteristiche tipiche di questi mercati sotto l’aspetto del supporto finanziario alle transazioni con l’estero (Trade & Export Finance) ed alle attività d’investimento in loco attraverso società estera. Come ricordato in precedenza, i Paesi del Mercosur ed in generale l’Area LatAm sono caratterizzati da una significativa esposizione a variabili macroeconomiche di natura finanziaria, commerciale e monetaria. L’instabilità e la volatilità hanno spesso caratterizzato i principali indicatori economici di questa regione: inflazione, tasso di cambio delle valute locali (specie rispetto al dollaro), tassi d’interesse, andamento della crescita dell’economia, pressione fiscale (soprattutto per gli investimenti in loco) e stabilità del settore bancario. Inevitabilmente il movimento di queste variabili si riverbera anche su alcune attività ordinarie per gli operatori con l’estero. Le politiche delle autorità locali puntano infatti ad un controllo delle attività – anche di import-export – finalizzato alla migliore gestione sia della moneta locale che dei tassi. Ciò determina, ad esempio, una certa difficoltà ad aprire conti non residenti, intesi come conti a nome della società estera presso banche locali abitualmente utilizzati per spesare costi in loco. Difficilmente poi questi conti non residenti possono essere aperti in valuta (ad esempio: USD, Euro). Se poi prendiamo in considerazione eventuali finanziamenti a controllate locali di imprese estere, la soluzione più interessante è quella del finanziamento in USD che consente di gestire in modo più cautelativo le oscillazioni della valuta locale e dei tassi d’interesse. Per quanto attiene agli strumenti di pagamento da e per l’estero, la prassi è in linea con quelli tipici del commercio internazionale ma con alcune significative peculiarità comunque gestibili attraverso il sistema bancario italiano ed eventualmente le loro corrispondenti o partecipate in loco. L’Area si caratterizza infatti per alcuni strumenti ed impegni di pagamento tipici (es. SBLC Stanby Letter of Credit, fianzas, boletas de garantia, promissory notes/pagaré …) e, riguardo alle garanzie internazionali (bond), per la richiesta di regole pattizie sottostanti differenti da quelle prevalenti nel commercio internazionale globale. Su queste tematiche sarà opportuno confrontarsi con la propria banca di riferimento per le operazioni estero, la quale potrà intervenire – se necessario – anche in collaborazione con la propria corrispondente nel Paese straniero. A questo proposito si può osservare come il sistema bancario nei Paesi Mercosur (e in generale in LatAm) abbia caratteristiche oligopolistiche associate ad una significativa presenza di banche locali controllate da importanti istituti finanziari internazionali (soprattutto nordamericani o di emanazione spagnola). Infine, in un contesto di commercio internazionale caratterizzato dalla deglobalizzazione, da aspri conflitti commerciali e da un sempre più ampio sistema di sanzioni, la regione Latino Americana si pone in un contesto relativamente più stabile rispetto alle altre Aree Mercato Globali, come emerge anche dal recente (gennaio 2025) Political Risk Outlook di Verisk Maplecroft, società specializzata proprio nelle analisi sul Country Risk.

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