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La Thailandia, un possibile binario per l'estremo oriente

Negli ultimi anni la Thailandia ha registrato una crescita economica tale da farla entrare nel novero delle Tigri Asiatiche. La presenza italiana nell'area è ancora marginale, ma le condizioni per uno sviluppo delle relazioni economiche sono favorevoli, e la Thailandia potrebbe costituire un ponte verso gli altri Paesi del Sud Est asiatico

di Francesca Berneri
novembre 2015 | Back

Il numero di imprese italiane in Thailandia è in crescita. Il fenomeno, già segnalato dal Presidente della Confindustria Giorgio Squinzi al termine del forum di cooperazione fra Italia e Thailandia tenutosi a Roma nel 2013, si accompagna ad una crescita delle esportazioni italiane in questo Paese. Nei primi mesi del 2013 l’export italiano in Thailandia è infatti cresciuto del 7,8%, per un valore di 954 milioni di dollari, dato che pone l’Italia al ventiquattresimo posto tra i fornitori della Thailandia e al quarto fra gli esportatori europei. Se si guarda specificamente al mercato delle trattrici e delle macchine agricole – secondo i dati Nomisma – fra il 2011 e il 2012 la Thailandia ha registrato un incremento del 35% dell’importazione complessiva di macchinario agricolo di fabbricazione estera (trattrici e macchine agricole), imponendosi come il Paese con la maggiore crescita percentuale, e piazzandosi al quattordicesimo posto assoluto nella classifica dei Paesi importatori di macchinari per l’agricoltura.

 

Il Paese del riso: un’economia improntata all’agricoltura

Molti sono i settori di interesse per la Thailandia. Oltre al manifatturiero e all’industria del lusso, l’agroalimentare e la meccanizzazione agricola giocano un ruolo prioritario in questo Paese. Questo è dovuto soprattutto alla conformazione del suolo e a fattori climatici; in particolare, la regione centrale è caratterizzata da terreni pianeggianti e dalla valle del fiume Chao Phraya, che la rende particolarmente adatta ad essere coltivata. Il clima, che può essere suddiviso in svariati microclimi, si connota per tre tipi diversi di monsoni, e se il periodo delle piogge, che va da maggio a novembre, può mettere in difficoltà gli agricoltori, durante il resto dell’anno l’alternanza di temperature fresche e calde, ma sempre con clima secco, si rivela positiva per la produzione.

Non bisogna poi dimenticare che la popolazione si concentra ancora nelle aree rurali, in cui vive circa il 60% dei thailandesi. Ne consegue che un’ampia fetta della popolazione attiva è impiegata nel settore primario; tuttavia, il rapido sviluppo economico lascia intendere che presto verranno introdotte tecnologie tali da convogliare molta della manodopera verso l’industria e i servizi. Allo stato attuale, oltre il 40% del territorio, pari a 21 milioni di ettari, viene utilizzato per la produzione agricola, che si basa soprattutto sulla coltivazione cerealicola (oltre il 60%), nella quale il riso rappresenta la componente più significativa, con una quota pari quasi al 50%, seguito dai cereali da campo con circa il 21%, e quindi dai cereali da orticoltura e da altre tipologie. In forza di questa produzione la Thailandia si presenta oggi come uno fra i maggiori esportatori mondiali di riso. Se è vero che questo Paese sta cercando di sviluppare una propria industria della meccanica agricola focalizzata sulle sue esigenze specifiche, e concentrata dunque soprattutto sulle macchine per l’impianto e la raccolta del riso, è altresì innegabile che esso dipende ancora, per la meccanizzazione, in massima parte dall’estero.

Guardando all’economia in senso più generale, la crescita thailandese sembra destinata ad aumentare soprattutto grazie alle esportazioni e allo sviluppo dell’industria. Di recente il Paese è stato ribattezzato la Detroit dell’Asia proprio per l’impennata della produzione industriale, e per il fatto che la Thailandia è il maggiore produttore di automobili dell’intera area ASEAN, ed assembla veicoli per alcuni fra i più importanti marchi giapponesi, tedeschi e americani, fatto che rende particolarmente interessante anche il mercato della componentistica.

 

Le piccole e medie imprese,

nuova linfa per l’export

È pertanto strategico per l’Italia riuscire ad inserirsi nel mercato thailandese. Mentre il nostro Paese è ancora alle prese con le conseguenze della crisi economica iniziata nel 2008, ma comunque sempre attivo in alcuni settori strategici come i macchinari ad alta tecnologia, la Thailandia sembra voler giocare a pieno titolo il ruolo di tigre asiatica, smaniosa di addentare investimenti e know-how. È compito soprattutto delle piccole e medie imprese italiane farsi strada in questo nuovo mercato. Se alcuni grandi nomi sono già riusciti ad affermarsi in questo Paese, ora tocca alle piccole realtà imprenditoriali esportare l’eccellenza italiana a queste latitudini. È sotto questa luce che vanno letti gli accordi del 2013 fra l’ICE e il Board of Investment thailandese per incoraggiare gli investimenti, così come il patto tra Confindustria e la Joint Standing Committee, sempre del 2013, per individuare le aree di cooperazione industriale e commerciale e per favorire la collaborazione delle business community. Anche i negoziati fra il governo thailandese e l’Unione Europea relativi al Partnership and Cooperation Agreement (PCA) e al Free Trade Agreement (FTA) sono volti ad incrementare la possibilità di scambi e collaborazioni fra la Thailandia e i Paesi europei. In questo contesto, all’Italia si presentano pertanto un gran numero di opportunità, che il Paese dovrà saper cogliere per tornare a ricoprire un ruolo di punta nell’economia globale.

 

Problematiche e opportunità

del Sud-Est Asiatico

Detto questo, non bisogna dimenticare che per gli esportatori europei e americani riuscire a entrare in questa regione è complesso, nel quale il commercio intra-area è ancora oggi preponderante. La globalizzazione dell’economia e l’abbattimento delle barriere si sono dunque rivelate in parte utopistiche in questi Paesi, poiché i governi hanno preferito puntare sulla difesa delle prerogative locali e sull’attrazione di capitali esteri, piuttosto che sull’implementazione degli scambi commerciali puri. Di conseguenza, le partnership con le strutture distributive locali si rivelano essere spesso l’unica risorsa per un primo accesso. È anche per questa ragione che spesso si preferisce direttamente delocalizzare la produzione sul territorio, dove, a fronte di un costoso investimento iniziale e di un maggiore rischio imprenditoriale, la gestione degli impianti risulta comunque più semplice rispetto alle difficoltà di mantenere rapporti continuativi con le istituzioni e i produttori locali.

Da questa analisi si evince che le modalità di approccio non solo alla Thailandia, ma a tutto il Sud-Est Asiatico, andranno migliorate e integrate, e necessario sarà interpretare le dinamiche non soltanto dell’area nel suo complesso ma delle singole realtà nazionali, cercando di coglierne le caratteristiche specifiche e dunque di elaborare strategie di approccio differenziate.

In linea con questa visione, nel 2013 il viceministro allo sviluppo economico Carlo Calenda ha dichiarato che la Thailandia è un partner strategico e può diventare una fondamentale porta d’accesso per le imprese italiane in Estremo Oriente. Se attualmente la presenza italiana a Bangkok è ancora limitata, ciò è dovuto soprattutto alle difficoltà burocratiche e tariffarie, una problematica non soltanto thailandese, ma tipica di tutto il Sud-Est Asiatico e in generale dell’intero continente; una problematica da risolvere al più presto, se si vuole dare all’imprenditoria italiana un’effettiva opportunità di espandere le frontiere del made in Italy, che in ogni caso necessita anche di sistematiche azioni promozionali e di occasioni per l’incontro diretto con gli operatori del Paese asiatico. Un importante passo in questo senso è stata la partecipazione collettiva italiana, organizzata da ICE e FederUnacoma, alla fiera SIMA ASEAN del 17-19 settembre 2015 a Bangkok, e altrettanto importante è la partecipazione di operatori economici thailandesi alle rassegne e agli eventi organizzati dai costruttori italiani proprio per mostrare in modo più completo ed esaustivo le proprie gamme di prodotti, vedi in primo luogo l’EIMA Agrimach che si terrà ai primi di dicembre a New Delhi e l’EIMA di Bologna, che si terrà nel novembre 2016.

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