Elevata efficienza e sofisticata automazione per la microirrigazione
Gli impianti di microirrigazione si sono rapidamente diffusi, grazie soprattutto alla loro elevata efficienza e alla contestuale possibilità di fertilizzazione liquida. Garantiscono anche tangibili benefici ambientali, grazie ai ridotti volumi d’acqua erogati. Le soluzioni tecniche proposte sul mercato sono ancora relativamente costose, ma in compenso sono in grado di scongiurare efficacemente gli stress idrici della coltura, a tutto vantaggio della resa
Per una buona riuscita del ciclo colturale, l’irrigazione è fondamentale, specie se le precipitazioni di origine piovana non sono sufficienti. Lo stress idrico provoca danni consistenti alla pianta, fino alla morte precoce, con una pesante perdita economica per mancata produzione. Diventa quindi importante mantenere una determinato tasso di umidità del terreno, ancor più tenendo conto dell’attuale cambiamento climatico, che espone le coltura a prolungati periodi di siccità. In tale contesto, un impiego efficiente dell’acqua irrigua assume un rilievo assoluto, in particolare per colture ad alto reddito per le quali l’irrigazione si rivela imprescindibile.
Tra le diverse tecniche irrigue, la microirrigazione è senza dubbio quella più efficiente: apporta acqua in prossimità della pianta, in modo che il suo apparato radicale possa assorbirla prontamente, ed è facilmente gestibile per garantire frequenti adacquamenti, in modo da mantenere costante nel suolo il grado di umidità desiderato. L’infiltrazione localizzata di acqua irrigua aumenta l’efficienza di distribuzione, scongiurando dannosi sprechi e perdite, decisamente improduttivi.
In pratica, rispetto a tecniche più tradizionali, come l’aspersione o lo scorrimento, è necessario apportare bassi volumi di acqua con maggior frequenza.
Inizialmente adottati solo in contesti ad alto reddito (come l’orticoltura e il florovivaismo praticati negli apprestamenti protetti), gli impianti di microirrigazione si stanno diffondendo anche nei frutteti e nei vigneti e nelle colture orticole di pieno campo. Inoltre, sono indicati anche per i giardini, i centri sportivi e più in generale per il verde urbano. In alcuni casi, seppur più circoscritta, è una tecnica che viene adottata anche per colture di pieno campo come il mais, specie in paesi (come ad esempio Israele) in cui la ricerca per l’efficienza idrica è molto avanzata. Tra l’altro, in questo caso si può irrigare senza evaporazione o deriva.
La parte terminale degli impianti di microirrigazione è costituita di tubazioni in PVC o polietilene a bassa densità, le ali gocciolanti o “manichette”, flessibili ma al contempo resistenti. Sono dotate di piccoli fori da cui l’acqua fuoriesce goccia a goccia; di norma, i gocciolatori sono collocati nell’interfila, a 20-50 cm di distanza e in corrispondenza di ogni pianta. In testata viene installata una tubazione di mandata di maggior diametro, di solito in polietilene ad alta densità, a cui sono fissate tramite opportuni raccordi diverse ali gocciolanti. A monte di questa rete, l’acqua viene messa in pressione tramite una o più pompe, di solito alimentate elettricamente, che prelevano il liquido da un pozzo o da un corpo idrico vicino. Ovviamente, è inserito nell’impianto un efficiente sistema di filtraggio, per evitare indesiderati intasamenti delle manichette. I filtri sono diversificati in base alle caratteristiche dell’acqua in ingresso: quelli a vortice sono adatti in caso di un’elevata presenza di sabbia; i filtri a rete e a dischi vengono impiegati per trattenere le particelle sospese, mentre quelli a sabbia (quarzite) sono indicati se le acque denotano presenza di melma o alghe.
Anche per scongiurare l’insorgenza di danni meccanici alle tubazioni e specialmente ai fori erogatori, le pressioni di lavoro sono contenute (circa 1,5-4 bar), ovvero molto inferiori a quelle tipiche di altre tecniche d’irrigazione. Anche le portate sono piuttosto limitate, solitamente tra 0,5 e 2,0 l/h per ogni erogatore.
Le ali gocciolanti che sono destinate a funzionare per più anni hanno invece strutture più resistenti e sono gestite con portate superiori, di 3,5 l/h e oltre. La funzione CNL (Non-Leak Pressure Compensated, ossia compensazione della pressione senza perdite) permette di iniziare l’erogazione contestualmente al superamento di una determinata pressione, mentre analogamente viene interrotta quando si scende sotto un valore minimo. In tal modo, le condotte rimangono piene, evitando la formazione di bolle d’aria.
Automazione
In linea con le finalità dell’agricoltura 4.0, l’impianto di microirrigazione può essere gestito in modo automatico e/o addirittura autonomo, con controllo da remoto.
Allo scopo, si installano apposite centraline computerizzate, che oltre a gestire i tempi e gli orari degli adacquamenti, regolano anche il volume distribuito; il tutto ovviamente supportato da un software per il controllo da remoto.
In caso di problemi dell’impianto (di solito per la formazione di agglomerati o per picchi di pressione, i classici “colpi d’ariete”), è prevista una funzione di allarme, con invio di sms o notifiche app all’operatore, che valuterà la necessità di un intervento.
Viceversa, installando una serie di sensori nell’intorno della pianta (di pressione atmosferica, di umidità e temperatura dell’aria, di umidità del suolo, a diverse profondità), si può determinare l’attivazione automatica dell’impianto di irrigazione, quando necessario.
è utile anche il posizionamento di una centralina meteo nei pressi dell’impianto, per monitorare le precipitazioni (ma anche pressione atmosferica, direzione e velocità del vento e intensità della radiazione solare) attivando la microirrigazione solo se realmente serve.
La fertirrigazione e la subirrigazione
La localizzazione dell’intervento irriguo apporta valore aggiunto per la possibilità di distribuire contestualmente i nutrienti, soprattutto nelle fasi di crescita più importanti per la coltura, come ad esempio durante la fioritura. I principi fertilizzanti devono essere ovviamente liquidi o solubili in acqua, per passare attraverso i fori le ali gocciolanti. Pertanto, in questo caso è indispensabile una filtrazione molto accurata. Tra l’altro, l’impianto di microirrigazione può essere vantaggiosamente implementato con un dosatore del fertilizzante.
Non solo fertilizzanti di origine minerale, ma anche di natura organica. La Netafim propone delle ali gocciolanti per la distribuzione tramite microirrigazione del separato liquido proveniente dai reflui zootecnici.
La subirrigazione prevede l’interramento delle tubazioni e delle ali gocciolanti, per rilasciare l’acqua direttamente nel suolo. Sempre la Netafim offre Qflex, un kit per collegare le ali gocciolanti alla condotta principale interrata, consistente in una serie di tubi preassemblati in polipropilene di lunghezza variabile, in grado di funzionare fino ad una pressione di 4 bar.
Uniram AS XR è invece una soluzione tecnica appositamente dedicata alla subirrigazione in agricoltura biologica, grazie alla quale si può monitorare il rilascio di rame dall’ala gocciolante.
Particolarità di gestione
La gestione degli impianti di microirrigazione deve tenere conto dell’aspetto economico, in termini sia di costo del materiale che della manodopera per l’installazione e la rimozione. In alcuni casi, la posa avviene contestualmente alla semina o al trapianto, mentre in altri viene eseguita in tempi diversi.
Dopo la raccolta del prodotto, le manichette devono essere asportate e smaltite, perché devono essere sostituite annualmente. Ciò comporta alcune attenzioni dal punto di vista ambientale per la corretta gestione del materiale di risulta. Per le tubazioni di mandata o per contesti di lavoro meni intensi, le ali gocciolanti possono essere utilizzate per più anni, limitando in tal modo le problematiche di smaltimento.
L’installazione e la rimozione delle manichette vengono effettuate meccanicamente, montando uno o più rocchetti sul trattore, che ruotando determinano rispettivamente la messa in posa oppure la rimozione. L’avvolgimento della tubazione sul rocchetto è libero o comandato idraulicamente, per ottimizzarne l’ingombro.