Diserbo termico e meccanico negli ambienti urbani
Nelle aree cittadine non è possibile utilizzare fitofarmaci di sintesi chimica per eseguire interventi di diserbo negli angoli e nei bordi dei marciapiedi, nelle fessure di superfici pavimentate, nelle giunture dei pavè o nelle stradine non pavimentate. Esistono tuttavia tecnologie meccaniche o termiche che permettono di eleminare queste malerbe
L'erba che cresce in città negli angoli e nei bordi dei marciapiedi, nelle fessure di superfici pavimentate, nelle giunture dei pavè o nelle stradine non pavimentate di parchi e giardini, come nelle aiuole, toglie decoro alle aree urbane. Il diserbo di queste superfici è quindi un’operazione assimilabile a quella della pulizia delle strade e dei marciapiedi che occorre eseguire, trattandosi di luoghi a contatto col pubblico, senza il ricorso a fitofarmaci di sintesi chimica. Un diserbo quindi nel rispetto della piena sostenibilità ambientale. I mezzi impiegati per eliminare le malerbe di queste superfici possono essere di tipo meccanico o termico.
Diserbo con mezzi meccanici. Su superfici stabilizzate ma permeabili (terra battuta, strade inghiaiate, etc) e per un’infestazione non molto estesa, può essere sufficiente un intervento superficiale, alla profondità di pochi millimetri, con una sorta di rastrello metallico leggero che estirpa le erbe indesiderate. L’attrezzo può essere montato posteriormente a un trattorino compatto o a un motocoltivatore. Per avere un buon effetto sono normalmente necessari 3-4 passaggi all’anno. Si può anche intervenire con strumenti combinati, quali un assolcatore superficiale e un erpice a maglia leggera. Su superfici impermeabili con pavimentazione o con altra copertura, l’intervento meccanico è effettuato con spazzole circolari rotanti montate su un semovente con conducente a bordo o con conducente a terra. Le spazzole possono avere filamenti di diversa natura. I filamenti in acciaio sono particolarmente adatti per eliminare le infestanti coriacee e resistenti all’estirpazione. Inoltre, queste spazzole effettuano anche una buona pulizia di materiale organico depositatosi a terra dai cani portati a passeggio. Hanno un diametro compreso tra i 40 cm e 1 metro, con una velocità di rotazione tra i 50 e i 200 giri al minuto. Un’altra tipologia di spazzole è quella mista, cioè con filamenti di metallo e di materiale plastico. La loro azione è però meno energica rispetto a quella delle spazzole metalliche. La durata di queste spazzole dipende dalle ore di impiego nell’arco di un anno, ma in genere non raggiunge le 100. Si ricorre anche a spazzole in nylon e in polietilene ma principalmente per interventi di diserbo meno impegnativi.
Diserbo con mezzi termici. Con il diserbo termico le parti aeree delle erbe infestanti vengono devitalizzate a causa dello shock termico che porta alla rottura delle cellule dei tessuti vegetali. Le tecniche adottate sono diverse: con acqua calda, acqua calda e schiuma, vapore d’acqua, aria calda, pirodiserbo, diserbo a infrarossi.
Il diserbo con acqua calda consiste nell’irrorare direttamente sulle infestanti acqua alla temperatura di 95-120 °C. In pochi secondi l’acqua attacca l’apparato fogliare e l’effetto della temperatura si trasmette all’interno della pianta e all’apparato radicale. Il risultato del trattamento è visibile dopo 18-24 ore. I componenti essenziali dell’apparecchiatura sono: un serbatoio, una caldaia a gasolio, una pompa elettrica da 24 volt con batteria, una lancia o una barra irroratrice manovrate manualmente. Questo sistema consente di raggiungere anche zone non facilmente accessibili e di effettuare il trattamento intorno ad alberi, ai piedi di muri o negli angoli ristretti dei marciapiedi. Esistono versioni semoventi e versioni che possono essere mosse manualmente, e anche trainate o applicate su rimorchio. La capacità del serbatoio varia dai 300 ai 1.000 litri. Il consumo di acqua bollente è compreso tra i 100 e i 150 litri per ora, a cui corrisponde una capacità operativa tra 300 e 2.000 m2 l’ora. Il trattamento è eseguito a una pressione operativa che arriva a 8 bar. Le macchine di ultima generazione hanno un’efficienza elevata e ciò consente, a parità di rendimento, di ridurre la capacità del serbatoio. Affinchè il trattamento sia efficace, è necessario ripetere l’operazione 3-5 volte l’anno, a intervalli di 5-6 settimane. La macchina è realizzata anche in versione con caldaia a batteria anziché a gasolio.
All’azione diserbante dell’acqua bollente, si è aggiunta quella della schiuma, generalmente composta di olio di colza, di mais, etc. Erogata da macchine progettate da alcune aziende costruttrici, la schiuma viene iniettata sotto pressione nell’area da trattare in modo da raggiungere 3 cm di profondità. Il principio di azione è lo stesso dell’acqua bollente e cioè la rottura delle pareti delle cellule vegetali, con interessamento dell’apparato radicale.
Nel diserbo con il vapore d’acqua, il vapore viene prodotto dal riscaldamento dell’acqua in una caldaia per essere poi erogato, a una temperatura di circa 100 °C, con una lancia o una barra diserbatrice. Anche in questo caso si ottiene il degrado della struttura cellulare con conseguente disseccamento della pianta. Tale trattamento non attacca l’apparato radicale a meno che non si intervenga quando l’infestante è nello stadio di plantula.
Una diserbatrice ad aria calda pulsante sostanzialmente si compone di una bombola di propano montata su un carrello e di una lancia termica ad accensione piezoelettrica. L’aria riscaldata dalla fiamma esce a una pressione regolabile tra 1 e 2 bar. Con una bombola di 10 kg si ha un’autonomia di 4-5 ore. L’alta temperatura dell’aria provoca il disseccamento delle infestanti. L’effetto è visibile dopo circa 24 ore.
Il pirodiserbo agisce grazie al calore (300-1.200 °C) esercitato da una fiamma libera, applicata per breve tempo a pochi centimetri dall’infestante. Il colpo di calore agisce sul contenuto idrico dei tessuti vegetali dell’infestante e ne determina, non la bruciatura (a meno che si tratti di piante secche) ma l’avvizzimento. Una variante è rappresentata dal diserbo a infrarossi. La fiamma colpisce una piastra in ceramica e i raggi infrarossi vanno a disseccare l’infestante per schok termico.
Osservazioni conclusive. Per tutelare la salute dei cittadini e ridurre l’inquinamento dell’aria e dell’acqua, i fitofarmaci sintetici di origine chimica non possono più essere impiegati nella lotta alle malerbe nelle aree urbane. Da questa breve rassegna emerge che non vi è un unico metodo alternativo al diserbo chimico ma che ne esistono diversi. La scelta tra le differenti possibilità va fatta con attenzione, tenendo conto non solo dei parametri agronomici ma anche di quelli urbanistici e sociali.