Componenti, il mercato premia la customizzazione
Sebbene le macchine escano dalla linea di montaggio sempre più accessoriate, la richiesta di componenti after market non sembra conoscere crisi. Si acquista di tutto, dai tappetini ai fari a Led (wireless e a batteria). Gli ultimi anni sono stati però dominati dalle tecnologie digitali, sulla scia di Agricoltura 4.0
Ci sono i trattori, con le loro dotazioni di serie, e poi ci sono gli accessori, altrimenti detti optional, che si possono far montare al momento di firmare il contratto di acquisto. Ogni marchio – anzi, ogni gamma di ogni marchio – ha la sua lista. Più o meno ampia anche in relazione del posizionamento di quella gamma: più si sale con il costo, più la lista delle possibili personalizzazioni si ampia. Ma quando si parla di personalizzazione, si entra per l’appunto in un campo molto personale, in cui l’offerta, per ampia che sia, non è sufficiente per tutti. E dunque esiste da sempre un mercato parallelo degli accessori – prodotti da componentisti o comunque da realtà esterne alla casa madre – grazie al quale è possibile costruirsi, pezzo dopo pezzo, il "proprio trattore". Che è diverso da tutti gli altri e per questo è soltanto nostro: ci soddisfa per funzionalità, in quanto risponde esattamente ai nostri bisogni, e per estetica, perché è proprio come l’abbiamo immaginato. Il fenomeno della customizzazione è diffusissimo nel motociclismo, in espansione – soprattutto in alcuni Paesi – nell’automobilismo, dove ha acquisito il nome inglese di tuning, ma è presente anche nel settore agricolo. Vuoi per necessità, perché occorrono alcuni dispositivi che la casa madre non prevede, vuoi per il puro piacere di diversificare la propria macchina rispetto alla produzione di serie. Che già nel nome – produzione di serie, appunto – lascia capire di puntare sulla standardizzazione, più che sul soddisfacimento dei gusti personali.
Cosa si aggiunge, e perché. Sono fondamentalmente due le ragioni per cui agricoltori e contoterzisti intervengono sulle proprie macchine, con modifiche di vario tipo: una operativa e una puramente estetica. La prima può avere diverse finalità, come rendere il mezzo più efficiente, più sicuro o anche soltanto più confortevole. Gli interventi sull’estetica, come è facile immaginare, rispondono alla necessità di adattare il trattore, che esce dalla fabbrica con una colorazione e un aspetto standard, al gusto del proprietario, che in qualche caso può essere anche decisamente fuori dagli schemi. Un’esigenza più diffusa di quanto si pensi e testimoniata, del resto, dall’ampia scelta di colori che troviamo nel settore automobilistico. Perché per i trattori dovrebbe funzionare diversamente? Se lo stanno domandando anche i costruttori, che infatti offrono, con sempre maggior frequenza, almeno un colore alternativo rispetto a quello di scuderia. Lo fanno New Holland e Landini con due tonalità di blu più scuro rispetto a quello standard, per esempio. Lo fa Deutz con il nero di alcune sue gamme. Lo fa Antonio Carraro, tra gli specialistici, ma indubbiamente il premio per i colori personalizzati va a Valtra, che già al momento dell’acquisto offre la scelta tra tre o quattro diverse colorazioni, aggiungendone poi diverse altre con il programma Unlimited, una piattaforma dedicata alla customizzazione delle macchine, con decine di accessori diversi: dal sedile griffato alle bordature in acciaio, dai sistemi di autogonfiaggio degli pneumatici a dotazioni per l’uso del trattore in campo militare.
Cresce l’offerta dei costruttori. Quello di Valtra è un caso limite, ma indicativo di una tendenza ben precisa: l’incremento nell’offerta di accessori montati in fabbrica e di allestimenti sempre più completi da parte dei costruttori. Per rendersene conto, basta scorrere i sistemi di configurazione che ormai molti marchi ospitano sui loro siti. Le famose liste di optional, cui abbiamo fatto cenno in precedenza, si sono ampliate anno dopo anno, anche a causa della valanga di tecnologia che ha investito le macchine agricole, e permettono oggi di costruirsi un trattore quasi su misura, arricchendolo nell’idraulica, nell’impianto elettrico e soprattutto nella dotazione della cabina con sedili speciali, tappetini griffati, specchietti elettrici, sistemi Bluetooth, casse con subwoofer e molto altro ancora. Una ricchezza di dettagli che fa dubitare della necessità di ricorrere ancora al cosiddetto after market. Con tanti accessori installabili già in fase di produzione del mezzo, ha senso aggiungerne di nuovi una volta usciti dalla fabbrica?
Personalizzazione senza limiti. La risposta, a quanto pare, è sì. Perché, per quanto possa essere ampia, l’offerta di accessori da parte dei costruttori non può soddisfare tutte le esigenze. Né tutte le tasche. Ragion per la quale vi sono ancora molti che preferiscono acquistare un trattore con dotazione essenziale, equipaggiandolo poi con ciò di cui necessitano o che preferiscono per ragioni puramente estetiche. Come un colore particolare, per esempio. Non possiamo poi dimenticare che accanto ai trattori nuovi, spesso acquistati con ricchi allestimenti, resta oltre un milione di macchine datate – anche di decenni – la cui dotazione non è paragonabile a quella dei mezzi di ultima generazione. Per questi motivi, l’acquisto di componenti after market è tutt’altro che in declino. Per capire quali siano gli accessori più richiesti di questi tempi e quali invece siano in fase calante, abbiamo fatto un piccolo sondaggio tra i principali fornitori di componenti, riscontrando opinioni abbastanza condivise. Principalmente, ci spiegano, si aggiungono componenti per migliorare l’efficienza, il comfort e la sicurezza delle macchine, mentre gli interventi estetici sono minoritari e riguardano principalmente il colore – della carrozzeria, ma spesso anche dei cerchi o soltanto di questi ultimi – e lo scarico, che diventa cromato. In cabina, tappetini e coprisedili, talvolta personalizzati col nome dell’azienda. Più lunga, invece, la lista delle personalizzazioni che potremmo definire prestazionali.
Fanaleria. Sono, a detta di tutti gli intervistati, tra i componenti più richiesti, sebbene i trattori moderni ne siano generalmente ben dotati. Dominano i Led, che stanno rapidamente soppiantando i fari alogeni, un must fino a pochissimi anni fa. Lo fanno grazie al più alto numero di lumen (misura dell’illuminazione) e a un fabbisogno energetico incomparabilmente inferiore, che si ripercuote positivamente non soltanto sui consumi, ma anche sulla durata delle batterie. Queste ultime sono sempre più stressate a causa della dilagante tecnologia montata sulle macchine agricole e tendono a durare sempre meno. Per questo motivo non è raro che al momento della sostituzione si scelgano amperaggi più alti dei 60-80 che storicamente soddisfacevano il fabbisogno di un trattore agricolo. Ridotto assorbimento di potenza e sviluppo tecnologico hanno portato alla nascita di equipaggiamenti assai interessanti come i fari magnetici a Led: sono alimentati da batterie e si possono facilmente spostare da un trattore all’altro o da un punto all’altro dell’attrezzo, a seconda delle necessità. Si accendono grazie a un collegamento wireless con la cabina del mezzo su cui si trovano. Una categoria particolare di fanale è il cosiddetto girofaro, ovvero il lampeggiante da collocare sul tetto della cabina, accendendolo quando si viaggia su strada con carichi portati al sollevatore. Gli ultimi modelli sono, ancora una volta, a batteria e senza fili. Sono azionati da un telecomando che l’operatore può tenere in cabina, magari attaccato alla chiave di accensione. Anche in questo caso, la praticità è un’arma vincente.
Videocamere. Le troviamo, nella graduatoria degli accessori più venduti, subito dietro ai fari e anche in questo caso il merito va allo sviluppo tecnologico, che ha reso le videocamere piccole, maneggevoli e soprattutto accessibili nel prezzo. Gli agricoltori le installano dietro all’attrezzo, quand’è voluminoso, oppure davanti alla zavorra, per controllare il terreno durante le manovre. Soprattutto, però, le montano in punti strategici di macchine diverse dal trattore. Sulla testata del telescopico, per vedere dove si posiziona il carico, oppure sul tubo di scarico della mietitrebbia e su quello di lancio della trinciacaricatrice, per esempio. Per quest’ultima esiste una soluzione che sembra studiata da chi su questi attrezzi passa la giornata: una videocamera wireless, con possibilità di collegarsi a due monitor in contemporanea. Le immagini compaiono così sia nella cabina della trincia, sia in quella del trattore che le sta a fianco, in modo che entrambi gli operatori possano vedere in tempo reale il livello di riempimento del carro.
Tecnologie digitali. La più repentina impennata nelle dotazioni after market si è avuta, negli ultimi tre anni, nel campo dell’agricoltura di precisione e della telemetria. Grazie, ovviamente, agli sconti fiscali di Agricoltura 4.0 che, come dicono diversi operatori, ha permesso al settore di saltare una generazione, passando da una fase di primo contatto con le nuove tecnologie a una digitalizzazione avanzata. Un processo che, naturalmente, coinvolge in primo luogo i giovani agricoltori, fortunatamente assai più numerosi di qualche decennio fa nelle nostre campagne. Agricoltura 4.0 è stato uno straordinario piano di incentivazione delle tecnologie digitali sulle nuove macchine, ma a strascico ha favorito la digitalizzazione dei mezzi e delle attrezzature già presenti in azienda. Avendo il trattore con Isobus, telemetria e guida automatica, molti agricoltori stanno portando allo stesso livello anche le attrezzature, favoriti ancora una volta dal calo di prezzo che fisiologicamente coinvolge le tecnologie a qualche anno dalla loro introduzione. Vale, per esempio, per i kit di digitalizzazione di attrezzi meccanici. Con una cifra abbordabile e senza grandi competenze, è possibile rendere Isobus anche attrezzature che, in origine, non prevedevano nemmeno un filo elettrico. I vantaggi dell’Isobus sono noti e gli agricoltori li apprezzano sempre più, attrezzandosi di conseguenza. Lo stesso vale per le guide automatiche, il cui trend resta bene o male costante da qualche anno. I nuovi trattori le montano quasi di serie o sono comunque predisposti per montarle. Tuttavia, come abbiamo fatto notare in precedenza, ci sono centinaia di migliaia di macchine datate, che possono essere dotate di guida automatica grazie ai sistemi fissati sotto al volante. Parallelamente, aumenta la vendita di display after market. Servono per visualizzare le informazioni degli attrezzi Isobus (su trattori non Isobus, chiaramente) oppure per le immagini delle videocamere, le schermate della guida automatica e via dicendo.
Dotazioni analogiche. Abbandoniamo per un attimo – anche se non completamente – la tecnologia, per analizzare alcune tendenze nell’accessoristica più tradizionale. Tra i componenti più richiesti restano ancora i sedili, anche se le nuove macchine sono generalmente molto ben equipaggiate in tal senso. Non tutte, però. Quelle entry level, per esempio, molto spesso non offrono grandi scelte in fatto di poltroncine. Ancor meno i marchi più economici, specie se prodotti in paesi emergenti. Tuttavia, vista la notevole differenza di prezzo con i modelli europei, c’è chi preferisce acquistare uno di questi trattori sapendo già di doverlo poi dotare di un seggiolino con migliori requisiti di comfort, da acquistare in un secondo momento oppure da far montare direttamente in concessionaria. Infine, anche gli specialistici – non tutti, ma parecchi – hanno dotazioni meno ricche in materia di sedili e questo può essere un problema soprattutto per operatori di una certa stazza. Restando in cabina, e guardando sempre al comfort, resta alta la domanda di joystick e leve multiple, con cui unificare i comandi degli attrezzi, rendendoli elettroidraulici. Non possiamo infine dimenticare i frigoriferi (per i trattori che ne fossero sprovvisti), i tappetini e i coprisedile, ma anche impianti Bluetooth e supporti per tablet e cellulari, ormai onnipresenti in cabina. Oggetti che, assieme a una dotazione supplementare di fari e magari a un colore esclusivo, permettono di rendere il proprio trattore veramente unico.