Canada, meccanizzazione per un'agricoltura in trasformazione
La mitigazione del rigido clima canadese, dovuta all’aumento delle temperature, dovrebbe incrementare l’estensione della superficie coltivabile e favorire una maggiore diversificazione delle colture. Il settore agromeccanico, che oggi conta 600 mila trattrici e 120 mila mietitrebbie, è chiamato a soddisfare le nuove esigenze produttive
La geografia agricola del Canada è destinata a vivere nei prossimi anni un periodo di grandi trasformazioni, favorite dal cambiamento climatico. Attualmente, i terreni coltivabili – poco più di 62 milioni di ettari – occupano appena il 7% della superficie del Paese e sono concentrati soprattutto nelle regioni occidentali. Caratterizzate da un elevato livello di fertilità, le province di Manitoba, Saskatchewan e Alberta rappresentano l’83% delle terre agricole canadesi. Questi tre distretti dove sono operative circa la metà del totale delle aziende agricole, producono la quasi totalità della canola, del grano e dell’orzo coltivati in tutto il Canada. Nelle province atlantiche, che hanno comunque un peso più ridotto sul settore primario dello Stato nordamericano, prevalgono la coltura della patata e della frutta. La frutticoltura (mele, mirtilli e soprattutto uva) e l’orticoltura, evidenzia uno studio sul settore agromeccanico canadese curato dall’Agenzia ICE per conto di FederUnacoma, sono praticate soprattutto nei territori meridionali del Quebec e dell’Ontario, come pure nella British Columbia (in particolare piselli verdi, carote e fagioli). L’allevamento e i prodotti caseari, invece, sono diffusi in quasi tutta la fascia centrale dello stato.
Riscaldamento climatico: opportunità e sfide. Per un Paese che si estende in prevalenza lungo la fascia temperata fredda e la fascia polare, il clima rappresenta un fattore condizionante l’attività del primario, poiché esso incide non soltanto sulla produttività e le rese dei terreni, ma anche sulla tipologia di colture praticabili. In questa prospettiva, il riscaldamento globale sta creando le premesse per una riconfigurazione del sistema agricolo. Secondo il report dell’Agenzia ICE, l’incremento delle temperature, oltre a guadagnare superficie coltivabile (sottratta al ghiaccio), dovrebbe determinare un prolungamento del periodo vegetativo di alcune piante ed incrementare il rendimento delle relative coltivazioni. Un clima più mite inoltre favorisce la diffusione di alcune colture, quali mais, soia, grano, colza su territori prima considerati “off limits” (soprattutto nelle regioni settentrionali del Paese). In questa prospettiva, il “global warming” può dunque migliorare le potenzialità del settore agricolo canadese, tuttavia – avvertono i meteorologi – esso sembra destinato a produrre quelle stesse criticità che già oggi affliggono le aree più temperate del pianeta e che riguardano soprattutto la disponibilità di acqua. In un futuro non troppo lontano, anche il Canada potrebbe essere costretto a fare i conti con una riduzione delle precipitazioni (nevose e piovose) che, unita allo scioglimento dei ghiacci, potrebbe mettere sotto pressione le sue risorse idriche e complicare l’approvvigionamento del settore primario. Una nuova realtà, questa, di cui la meccanica agricola non può non tenere conto.
Meccanizzazione, il primato delle importazioni. Nel 2021 – si legge nel rapporto dell’Agenzia ICE – il parco macchine canadese era composto da poco meno di 660 mila trattrici, in media 4 per ogni azienda agricola. La quota più consistente di macchine, l’80% del totale, si colloca ancora oggi nella fascia di potenza fino a 149 cavalli, tuttavia negli ultimi sei anni si è visto un sensibile incremento dei mezzi di potenza superiore. I modelli con cilindrate più robuste sono infatti passati dai 105 mila del 2016 ai 130 mila, fino a rappresentare il 20% del parco macchine. Complessivamente, considerando anche il segmento delle tecnologie per la lavorazione del terreno e dei sistemi per l’irrigazione, il comparto canadese delle macchine agricole – che annovera anche 121 mila mietritrebbiatrici e 171 mila tra presse, falciatrinciacaricatrici e falciacondizionatrici – raggiunge i 45 miliardi di euro in valore. La domanda interna di macchinari per l’agricoltura viene soddisfatta in prevalenza attraverso il canale dell’import, soprattutto per quanto concerne l’approvvigionamento di trattori, mietitrebbie e motori diesel. L’andamento dei redditi agricoli e l’apprezzamento o la svalutazione del dollaro canadese rispetto a quello statunitense, sottolinea il rapporto, sono le due variabili chiave che condizionano nel breve e medio periodo i trend delle importazioni di macchine agricole. I cui principali fornitori sono Stati Uniti, Germania e Giappone (75% del totale dell’import di settore), seguiti dalla Cina e soprattutto dall’Italia, che negli anni ha visto crescere il valore dell’interscambio con il Paese del nordamerica. Infatti, secondo i dati Istat rielaborati da FederUnacoma, tra il 2016 e il 2021 le esportazioni italiane di tecnologie per l’agricoltura sono passate da poco più di 61 a circa 77 milioni di euro, con un picco di oltre 82 milioni nel 2020. L’incremento è proseguito anche nei primi 10 mesi del 2022 che hanno visto il nostro export di trattrici e attrezzature agricolo superare i 75 milioni di euro (+24,5% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno). Appare dunque verosimile che il bilancio finale del 2022 possa, se non migliorare, quanto meno avvicinarsi ai massimi raggiunti nell’anno della pandemia. Le esportazioni di macchinari made in Italy risultano fortemente polarizzate sui sistemi di propulsione diesel, sulle trattrici di media potenza (dai 50 ai 190 cavalli) e sulle mietitrebbie.
Canada, l’evoluzione dei fabbisogni di meccanizzazione agricola. Nel breve e medio termine l’andamento della domanda di macchine agricole in Canada dovrebbe essere condizionata non solo da elementi di natura congiunturale – la propensione delle aziende ad investire in tecnologie per l’agricoltura è legata all’andamento del reddito agricolo, alla resa delle coltivazioni, al tasso di cambio tra dollaro canadese e statunitense, nonché ad eventuali spinte inflazionistiche sui mercati delle materie prime – ma, anche e soprattutto, da fattori strutturali, relativi all’evoluzione del settore primario canadese. In questa prospettiva, come segnala l’Agenzia ICE, l’agricoltura del Paese nordamericano deve fronteggiare una cronica carenza di manodopera specializzata, che contribuisce a far lievitare i costi e ad introdurre elementi distorsivi nel sistema di produzione. Gli investimenti in macchinari agricoli possono dunque supplire a tale carenza, migliorando e razionalizzando i processi di lavorazione. Tale necessità sembra destinata a diventare sempre più stringente nei prossimi anni, quando il progressivo addolcimento del clima canadese favorirà la diffusione di nuove tipologie di colture e aumenterà le superfici coltivabili. Il settore della meccanica agricola pertanto sarà chiamato a soddisfare le esigenze produttive di un’agricoltura sempre più specializzata, sempre più attenta all’ottimizzazione delle risorse e al rispetto dell’ambiente, ma sempre meno “labor intensive”.