Braccio decespugliatore, una macchina polivalente
Sfruttando la trasmissione di potenza per via idraulica, i decespugliatori possono lavorare con uno sbraccio notevole rispetto ai trattori con i quali sono accoppiati. È importante curare con attenzione la manutenzione del rotore trinciante e seguire le procedure che garantiscono la sicurezza nello svolgimento dei lavori
La testata lavorante, a movimentazione prettamente idraulica, è molto simile a quella della comune trinciatrice: la differenza fondamentale è che, a differenza di quest’ultima, i bracci decespugliatori possono intervenire con uno sbalzo notevole rispetto alla motrice, e per questo molto raramente hanno larghezze di lavoro oltre i 2 metri. Pertanto, logicamente, le principali caratteristiche tecnico-operative di queste attrezzature sono lo sbraccio (cioè la distanza dell’organo lavorante rispetto al trattore), l’ampiezza del suo fronte di lavoro, l’inclinazione possibile e la massa.
Analogamente alle comuni trinciatrici, l’organo lavorante è un rotore orizzontale sul cui sviluppo esterno sono disposti gli utensili, folli incernierati su perni, che possono essere coltelli o mazze di varie fogge e dimensioni. La massa e la dimensione del singolo utensile vengono selezionate in funzione del materiale che deve essere triturato (sarmenti, erba, arbusti, ramaglia, ecc.), mentre la sua libertà di movimento è fondamentale per l’efficace assorbimento durante la rotazione degli urti con materiali particolarmente coriacei ed in presenza di corpi estranei come sassi, piccole ceppaie, ecc.
Ulteriore differenza da rimarcare è la modalità di movimentazione dell’organo lavorante: nelle trinciatrici il moto è trasmesso per via meccanica tramite la presa di potenza del trattore (con indubbi vantaggi per il rendimento di trasmissione), mentre nei bracci decespugliatori si adotta necessariamente un motore idraulico, poiché la soluzione meccanica sarebbe complessa (quindi costosa) e inevitabilmente pesante, con un aggravio insostenibile per una macchina che deve lavorare con uno sbraccio ragguardevole.
Diventa quindi essenziale in tal caso il ricorso ad acciai altoresistenziali e a sezioni di profilati atti ad incrementare la rigidità delle varie componenti, dato che inevitabilmente la massa portata a sbalzo si traduce in un momento destabilizzante, alquanto critico in termini di sicurezza per il trattore.
Un’interessante alternativa viene proposta dalla francese Rosseau, che ha messo a punto la gamma di decespugliatori E-TP, costituita da modelli in cui la trinciatrice non è azionata idraulicamente, ma elettricamente. In pratica, la pdp del trattore aziona un generatore elettrico che tramite un cavo di adeguata dimensione alimenta un motore elettrico brushless da 33 kW di potenza collegato al rotore, che ruota ad un regime variabile tra 500 e 3000 giri/min. I tre modelli che compongono la gamma (E-Kastor, E-Thenor ed
E-Fulgor) mantengono comunque il classico azionamento idraulico per l’orientamento della testata e la movimentazione degli elementi del braccio. Sebbene si tratti di una soluzione tecnicamente interessante, al momento il costo di questa attrezzatura è significativamente più alto rispetto alla maggior parte della produzione italiana, che anche in questo settore risulta essere un ottimo esempio dell’eccellenza che contraddistingue i costruttori nazionali, tenendo conto che ben il 90% dei bracci decespugliatori prodotti in Italia viene proficuamente esportato.
Trasmissione del moto
Per mitigare la criticità della massa a sbalzo, è prassi collegare i bracci decespugliatori a trattori ben stazzati, che quasi sempre vengono anche massicciamente zavorrati, proprio per aumentare la stabilità del cantiere trattore-operatrice. Pertanto, nonostante la richiesta di potenza dell’organo lavorante non sia particolarmente elevata (in confronto alla potenza disponibile dei trattori accoppiati), è logicamente importante che l’impianto idraulico autonomo dell’operatrice sia adeguatamente dimensionato per lo smaltimento del calore inevitabilmente generato, specie nel caso in cui si debba operare per lungo tempo in climi torridi e su materiali coriacei. Classicamente infatti, sui bracci decespugliatori la potenza trasmessa per via meccanica tramite la pdp e l’albero cardanico aziona una pompa idraulica che preleva l’olio da un apposito serbatoio, per inviarlo in pressione tramite i distributori ai cilindri idraulici per la movimentazione dei bracci e al motore idraulico per la rotazione dell’organo lavorante.
Modalità di collegamento
I bracci decespugliatori sono quasi sempre collegati al trattore tramite l’attacco a 3 punti del sollevatore. Fanno eccezione i modelli con uno sbraccio molto elevato, per i quali si preferisce una staffatura fissa, in posizione latero-ventrale.
Per il riequilibrio del notevole momento destabilizzante che inevitabilmente si crea, di norma sono previste delle masse controbilancianti opportunamente posizionate sul lato opposto, a partire dal serbatoio dell’olio idraulico. Si tratta in ogni caso di attrezzature piuttosto complesse da installare e collegare alla motrice, per cui in pratica rimangono permanentemente accoppiate al trattore che le porta.
La sicurezza
Innanzitutto, è fondamentale che i comandi deputati all’azionamento delle parti in moto siano ad azione mantenuta, ovvero ritornino automaticamente nella posizione iniziale dopo il rilascio. Devono poter essere raggiunti facilmente e senza rischi dall’operatore, ma al contempo la loro collocazione deve essere tale da scongiurarne l’azionamento accidentale e l’impropria attivazione da parte di persone non autorizzate. Deve inoltre essere garantita la possibilità di arrestare gli organi lavoranti (rotanti od oscillanti) anche mentre la sorgente di potenza rimane attiva, impedendo poi che vengano accidentalmente rimessi in moto.
Ovviamente, la sicurezza dei bracci decespugliatori deve necessariamente tenere conto anche di una regolare manutenzione, ordinaria e straordinaria. La prima comprende le frequenti operazioni routinarie di lubrificazione, pulizia e ispezione visiva, soprattutto per controllare l’entità del “gioco” che inevitabilmente si crea per usura nelle varie articolazioni, cioè a carico dei perni e delle boccole. Si tratta di un controllo tanto semplice e rapido quanto importante perché, oltre a ridurre la precisione delle lavorazioni effettuate, un gioco eccessivo può senza dubbio causare un’ulteriore destabilizzazione del trattore.
La periodicità della manutenzione straordinaria dipende come prevedibile dalla frequenza e dall’intensità del lavoro svolto: gli elementi maggiormente coinvolti in termini di sostituzione sono tutte le parti soggette naturalmente ad usura (utensili taglienti, slitte, anelli di tenuta dei cilindri idraulici, ecc.) e l’olio idraulico.
Danneggiamento, usura e sostituzione degli utensili
Se è necessario cambiare gli utensili del rotore trinciante, sia per sostituire quelli consumati, oppure per montarne di tipo differente, più adatti al lavoro da svolgere (coltelli, zappette, zappette pesanti, zappette dentate, martelli) bisogna agire con molta attenzione, poiché si tratta di un intervento alquanto critico in termini di sicurezza. Gli utensili incernierati ruotano a centinaia di giri al minuto e sono sottoposti ad una notevolissima forza centrifuga: se non sono fissati a regola d’arte, un loro distacco li trasforma in veri e propri proiettili, in grado di percorrere molte decine di metri a velocità estremamente elevate, costituendo così un pericolo potenzialmente letale.
Bisogna anche considerare che un’usura non omogenea e/o il danneggiamento accidentale di alcuni utensili provoca inevitabilmente uno sbilanciamento del rotore, causa di aumentate vibrazioni che accelerano l’usura dei cuscinetti e delle articolazioni, che oltre a diminuire l’efficienza di taglio aumentano in tal modo lo sforzo di lavoro e di conseguenza i consumi di gasolio, riducendo in definitiva la qualità e la produttività del lavoro.
Se la sostituzione degli utensili è selettiva, è importante accertarsi che la massa di ogni elemento nuovo sia identica a quelli originali, provvedendo contestualmente anche alla sostituzione di viti e dadi di fissaggio, rispettando scrupolosamente le prescrizioni eventualmente indicate nel libretto di uso e manutenzione.