Un "passaporto digitale" UE per i prodotti industriali
La Commissione Europea ha pubblicato un primo pacchetto di proposte legislative che rappresentano una vera e propria “rivoluzione ambientale” volta a rendere i prodotti più sostenibili, ridurne l’impatto ambientale e facilitare i consumatori nella fase di acquisto e riparazione. L’introduzione di un nuovo strumento per raccogliere le informazioni sui prodotti: un passaporto digitale
Gli obiettivi di sostenibilità e circolarità definiti nel piano di azione per l’economia circolare (“CEAP”), in applicazione all’European Green Deal avente come obiettivo la neutralità climatica dell’UE entro il 2050, hanno portato la Commissione Europea a realizzare, a partire dal 30 marzo 2022 alcune proposte legislative che richiederanno per talune categorie di prodotti una “ri-progettazione” stabilendo requisiti sulla durabilità, riparabilità e riutilizzabilità.
Non solo requisiti di progettazione del prodotto, ma anche una raccolta delle informazioni sulla provenienza e su quale sia la sua impronta ambientale, richiedendo un tracciamento delle informazioni sulla catena di approvvigionamento, il contenuto di materiale riciclato e le Sostanze Preoccupanti presenti. Queste informazioni saranno accessibili al consumatore per un acquisto consapevole, all’operatore dei rifiuti per un’azione di smaltimento ragionata, oltre che per il controllo da parte delle autorità nazionali competenti.
Si precisa che le sostanze preoccupanti non saranno solo quelle già previste dalla Banca Dati SCIP (Substances of Concern In articles as such or in complex objects - Products), come illustrato nell’articolo pubblicato sul Mondo Macchina nel febbraio 2021, ma che ne verranno indicate di ulteriori come ad esempio quelle che influirebbero negativamente sul riciclo dei materiali dei prodotti.
La raccolta di tutte queste informazioni verrà pertanto affidata ad un nuovo strumento, che man mano interesserà anche altre legislazioni, il “passaporto digitale”. Questo non è un’assoluta novità, visto che ne era già stata realizzata una prima versione nel dicembre 2021 in occasione della proposta di regolamento sulle batterie, dove nel documento digitale venivano collezionate tutte le informazioni prestazionali, ambientali ed amministrative delle batterie.
Il principio di funzionamento è quello di collegarsi ad una banca dati informatica locale attraverso un QRcode reso disponibile insieme con il prodotto.
È attesa in questi mesi la consultazione pubblica che verrà promossa dalla Commissione Europea sulla lista di categorie di prodotti selezionati che verranno inizialmente interessati da queste nuove misure; l’aspetto che potrebbe impattare il settore agricolo e della cura del verde è quello che l’iniziativa riguarderà anche prodotti non connessi con l’energia a differenza dell’attuale Direttiva Ecodesign (2009/125/CE), già nota ai costruttori e che riguardava solo prodotti connessi con l’energia.
Se da un lato si richiede ai costruttori di soddisfare criteri di sostenibilità per i prodotti immessi sul mercato, dall’altro si vuole supportare il consumatore permettendogli un acquisto consapevole introducendo strumenti che lo informino sulla durabilità e riparabilità del prodotto (per esempio con “punteggi sulla riparazione”), o rendere agevole la riparazione autonoma del prodotto richiedendo che gli articoli siano composti da parti facilmente rimovibili.
Un altro aspetto della “rivoluzione” avviata dalla Commissione Europea riguarda la lotta alle dichiarazioni ambientali fuorvianti o ancora alla obsolescenza programmata.
Si rimane pertanto in attesa della pubblicazione di tutte queste disposizioni, che avranno sicuramente ripercussioni nei prodotti del domani, e che comporteranno anche ad un cambio dell’approccio del consumatore nella fase di acquisto.