«Le aziende agromeccaniche italiane riescono ancora a soddisfare gli ordinativi, sia pure ricorrendo a forniture molto più costose e utilizzando le scorte accumulate. Tuttavia si stima che, se le tensioni sul mercato delle materie prime non dovessero rientrare in tempi brevi, l’autonomia delle aziende nell’evasione degli ordini potrebbe non essere superiore ai sei-otto mesi». A rilanciare il tema del rincaro delle materie prime è il presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti che in occasione della presentazione di EIMA International 2021, lo scorso 18 ottobre, ha sottolineato come le tensioni sul mercato delle commodity possano frenare un trend di grande crescita per il comparto mondiale della meccanica agricola. Secondo Anima Confindustria, lo scorso settembre i costi energetici hanno registrato un aumento del 365%, lamiere e coils a caldo rispettivamente del 234% e del 200%, il polietilene del 160%, il polipropilene del 123%. Il settore si trova ad affrontare anche la crisi relativa alla carenza di silicio metallico, che in meno di due ha fatto salire i prezzi del 300% mesi. «Mentre il costo della bolletta energetica risente di fattori di natura congiunturale, e in un certo arco di tempo può quindi tornare su livelli accettabili - ha detto Malavolti - la crisi delle materie prime nasce da una strategia politica cinese. La Cina ha infatti ridotto le esportazioni di acciaio e di materiali ferrosi per soddisfare la domanda interna in forte crescita, facendo così aumentare il prezzo delle forniture per l’industria della meccanica agricola». Il problema – ha sottolineato il presidente FederUnacoma - non è soltanto italiano, ma riguarda il settore agromeccanico a livello mondiale.