Solo una ristretta minoranza di aziende agricole investe in innovazione. E’ quanto emerge dai dati preliminari del 7° Censimento generale dell’agricoltura, resi noti dall’Istat proprio in questi giorni. Secondo i dati diffusi dall’Istituto, nel triennio 2018-2020 appena l’11% delle imprese agricole italiane ha innovato i propri processi produttivi, con interventi finalizzati al rinnovamento dei macchinari agricoli (55,6% dei casi), dei sistemi di semina e impianto (23,2%), delle tecnologie di lavorazione del terreno (17,4%) e di irrigazione (16,5%). I primi risultati del censimento evidenziano come la propensione agli investimenti sia più diffusa tra le aziende con una più ampia Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e che svolgono contemporaneamente attività agricola e zootecnica (18,8%). Tale propensione, infatti, è superiore sia rispetto a quella delle imprese che svolgono attività soltanto agricole (9%) sia rispetto a quella delle imprese prettamente zootecniche (14,4%). Dal punto di vista territoriale, le aziende che effettuano investimenti per l’innovazione sono molto più presenti al Nord (una su cinque), risultando il doppio di quelle presenti nel Centro (una su dieci) e il quadruplo di quelle del sud (una su venti).