La pandemia non frena il consumo di suolo. Nel 2020 sono stati cementificati più di 50 chilometri quadrati di territorio, con un ritmo di 2 metri quadrati al secondo. Lo segnala il rapporto dal “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”, che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha presentato lo scorso 14 luglio. Il fenomeno, che non accenna a rallentare, ha conseguenze assai rilevanti tanto per l’ambiente quanto per le attività produttive. Dal 2012 ad oggi – calcola l’ISPRA - la pressione del cemento, e quindi la sottrazione di terreni al settore primario, ha determinato la “perdita” di oltre 4,1 milioni di tonnellate di prodotti agricoli ed ha anche aumentato l’esposizione dei nostri territori al rischio idrogeologico. Ma la cementificazione - sottolinea l’Istituto - ha anche provocato anche un aumento delle emissioni inquinanti dovute al rilascio dell’anidride carbonica stoccata nelle biomasse.