Le città italiane sono sempre più calde rispetto alle aree meno urbanizzate. Nell’estate dello scorso anno, infatti, le differenze di temperatura tra i centri abitati in pianura e il resto del territorio nazionale sono arrivate a toccare in media i 4 gradi. Lo ha reso noto l’ISPRA (Istituto Superiore per la Prevenzione e la Ricerca Ambientale) in occasione della presentazione del Rapporto annuale “Il consumo di suolo in Italia 2023”, tenutasi a Genova lo scorso 25 ottobre. Secondo l’Istituto, sul riscaldamento dei centri urbani influisce in misura significativa anche il consumo di suolo, che nel 2022 è avanzato di altri 77 km2, il 10% in più sull’anno precedente. Oltre a rendere più severe le ondate di calore, la cementificazione aumenta anche il rischio idrogeologico, poiché riduce la naturale capacità del suolo di assorbire l’acqua: in Italia - si legge nel rapporto – nelle aree a rischio idraulico il consumo di suolo ha determinato l’impermeabilizzazione di oltre 900 gli ettari di terreno, rendendoli più esposti a fenomeni alluvionali. Inoltre, l’avanzata del cemento provoca una costante diminuzione delle superfici agricole, che nel 2022 hanno perso altri 4.500 ettari (il 63% del consumo di suolo totale nel 2022). I dati forniti dall’ISPRA sono il frutto di una nuova cartografia che aggiorna e rivede l’intera serie storica utilizzando più recenti immagini satellitari ad alta risoluzione.