Mondo Macchina Nr. 10-11 - Anno 2024

n. 10-11/2024 137 diffusa». Tra i benefici ottenibili attraverso la conversione in alto fusto, uno dei più importanti è quello relativo a una migliore valorizzazione del prodotto legnoso, che raggiunge dimensioni tali da consentirne la trasformazione in assortimenti pregiati, eventualmente adatti anche all’uso strutturale. In tal caso il beneficio è duplice: un prezzo migliore rispetto alla legna da ardere ed una immobilizzazione del carbonio molto più durevole. Tuttavia, altro paradosso, molto del legname ottenuto dalle nostre fustaie transitorie oggi finisce come legna da ardere o cippato. Questo avviene in parte per una positiva ricerca di fonti rinnovabili di energia meno inquinanti e costose di quelle fossili, ma in particolar modo perché le tecnologie impiegate per la raccolta del legname e la professionalità degli operatori sono ancora strettamente legate alla filiera della legna da ardere. Infatti, molti dei nostri boscaioli non sanno lavorare materiale lungo, e comunque non hanno le attrezzature per farlo. Quindi: legna a un metro, muli e trattori con le gabbie e quando i pezzi sono troppo lunghi e pesanti, si spaccano in due con la motosega. Con tali dinamiche sfumano tristemente cinquanta anni di lavoro sulle conversioni, avendo infine la stessa legna da ardere, ma attraverso procedimenti più difficili e faticosi. Sempre Spinelli ci conforta ricordandoci che “le soluzioni tecnologiche esistono e anche in grande abbondanza”. Per dare una prova pratica alle imprese e ai professionisti del centro-sud, il Gruppo Operativo PEI For Invicta (foresta Resiliente), il CNR IBE, l’Università della Tuscia e la Cooperaof management widely practiced in the Apennines, but – explains the CNR researcher – it no longer dominates the forestry landscape of central-southern Italy as in the past and unevenly aged forests are now a very widespread situation". Among the benefits that can be obtained through conversion to tall trees, one of the most important is the one related to a better development of the wood product, which reaches sizes that allow its transformation into high-quality assortments, possibly also suitable for structural use. In this case the benefit is twofold: a better price than firewood and a much more durable carbon immobilization. Yet, another paradox, much of the wood obtained from our unevenly aged forests today ends up as firewood or wood chips. This is partly due to a positive search for renewable energy sources that are less polluting and expensive than fossil fuels, but especially because the technologies used for wood harvesting and the professionalism of the operators are still closely linked to the firewood supply chain. In fact, many of our lumberjacks do not know how to work with long material, and in any case do not have the equipment to do so. Thus: wood is cut to a meter length, mules and tractors drag cages and when the pieces are too long and heavy, they are split in two with a chainsaw. With such dynamics, 50 years of work on conversions sadly fades away, ultimately yielding the same old firewood, but obtained through more complicated and exhausting procedures. Spinelli again comforts us by reminding us that “technological solutions exist and in great abundance”. To put compaBIOECONOMY

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